Once Upon a Time – Recensione 7×16 – Breadcrumbs

Forse qualche buona azione devo averla compiuta anche io nella mia vita per essere riuscita a beccare un episodio di Once Upon a Time non eccessivamente soporifero e con qualche cliffhanger degno di non far chiudere irrimediabilmente le palpebre e lasciar scorrere i minuti per i fatti loro.
Onestamente stavo iniziando a perdere sempre più le speranze dopo ogni episodio, rassegnata ormai a dover morire di noia, in mezzo ad una valle di lagne e lamenti.
Non che con questo Breadcrumbs si siano risollevate le sorti di una settima stagione che fa acqua da tutte le parti, ma per lo meno possiamo ricordarlo come i quaranta minuti che hanno rischiarato un poco l’oscuro buco nero in cui è finito l’intero mondo delle fiabe rivisitato dagli autori della ABC.
Nonostante questa 7×16 sia riuscita a risvegliare un briciolo di interesse per gli ultimi colpi di coda dello show dopo il piattume e le sonnolenti avventure di questo nuovo ciclo di eroi maledetti, i momenti sogni d’oro ci sono stati ugualmente, quasi a voler sottolineare il marchio di fabbrica di questa ultima e strascicata stagione.

Breadcrumbs pone il focus sulla coppia principale, messa in secondo piano da un po’ di episodi a questa parte a favore dei personaggi secondari.
Sinceramente non ne sentivo né la mancanza né tanto meno la necessità.
Sarò crudele, spietata e senza cuore perché probabilmente me lo ha strappato Regina Mills all’apice della sua malvagità ed è ancora rinchiuso nella cripta insieme al calderone in rame e ad altre cianfrusaglie, ma le scene tra Cinderella ed Henry mi fanno salire la voglia di strangolarmi con il cavo di alimentazione del computer. O di entrare nello schermo e schiaffeggiarli prepotentemente.

Adult Henry ha ereditato ben poco del carisma di mamma Emma Swan e la chimica della coppia principale è così debole da non par partire nessun coro di shipping indiavolato, tanto che potremmo trovare più pathos e coinvolgimento in uno spot di lacca a fissaggio forte che ha come testimonial Lord Voldemort.
Alla luce di ciò, non mi si può biasimare se ho trovato di uno stucchevole ai limiti dell’umana sopportazione tutta la storia di Henry in abiti finto-medioevaleggianti che parte all’avventura per i Sette Mari intenzionato a trovare un anello degno dell’anulare di Cinderella e a dimostrarle di essere il degno nipote di Snowhite e Prince Charming. #mancateaquestoreame

Il povero Hook si è trovato coinvolto dal corso degli eventi, senza nemmeno avere il tempo di gridare RUM! che si è subito ritrovato a bordo della sua amata Jolly Rogers alla ricerca del forziere perduto di Davy Jones. Tutta la storia gridava a pieni polmoni Pirates of the Carribean, ma non posso aggiungere alla lista nera anche questo scopiazzo mal riuscito perché dopotutto sarebbe come sparare sulla Croce Rossa in fiamme.
La faccenda finisce, as always, a tarallucci e vino e Cinderella, invece del solitario di Tiffany che aveva in mente di regalarle Henry, si becca una semplice fedina liscia e con un sorriso smagliante accetta di sposarlo. Da qui inizia la vera avventura da eroe di Henry, proprio al fianco di Cinderella, nella gioia, nel dolore e soprattutto nella lagna.
È nel mondo reale, invece, che accade finalmente qualcosa di interessante in grado di smuovere le acque dell’apatia e della noia.

I dubbi circa l’identità di Nick erano forti fin dalla sua prima apparizione, anche se all’inizio gli autori ci hanno voluto far credere che tale personaggio fosse stato introdotto per lo più come terzo lato del triangolo tra Henry e Jacinta/Cinderella.
Che gran burloni.
Dopo Sisterhood si sospetti si sono fatti più insistenti, tanto da rendere ormai lapalissiano il fatto di essere davvero Hansel e di uccidere per il puro scopo di vendicare sua sorella Gretel.
Non parleremo certo di colpo di scena, ma certamente la situazione è diventata davvero interessante, specialmente per la scena in cui Henry si è messo a decifrare gli appunti e le annotazioni che Nick/Hansel ha lasciato nel suo libro, ricordandomi vagamente la BAU di Criminal Minds quando è impegnata a tracciare il profilo psicologico del serial killer di turno.
Il movente è plausibile e fondato e ringrazio gli autori per questo barlume di coerenza perché ho temuto fino all’ultimo in una rivelazione cafonissima che mi avrebbe spinto, in preda a un raptus di follia, a defenestrare il mio amatissimo computer.

Ora Henry si trova prigioniero tra le sue grinfie e sinceramente sono curiosa di sapere come svilupperanno la vicenda e allo stesso tempo tremo al pensiero che si potrà risolvere tutto a tarallucci e vino.
Confido in Zelena che, a giudicare dalla faccia che ha fatto quando ha visto la scatola di cioccolatini a forma di cuore, deve aver riunito tutti i tasselli del puzzle e fatto uno più uno. Ovviamente Regina non se ne rimarrà con le mani in mano e un coinvolgimento delle Evil Sisters mi fa ben sperare. Meno male che almeno Regina ancora c’è.

Mi risparmio dal commentare ulteriormente le scene di Jacinta ed Henry, melense, scialbe, stucchevoli e prevedibilissime da far venire voglia di cavarsi gli occhi dalle orbite.
In compenso Lucy ha forse trovato un modo proficuo per impiegare il suo tempo, ovvero girare minestroni di verdura che dovrebbero fingersi elaborate pozioni in grado di spezzare potenti maledizioni.

Le carte in tavola si stanno finalmente muovendo e forse non tutto è perduto per il gran finale.
Ci sono ancora four episodes left e quindi tutto il tempo per una chiusura degna di uno show che ci ha fatto sognare per la gran parte della sua messa in onda.

anna_who

Top 5: LOST, Doctor Who, Twin Peaks, Sons of Anarchy, Sex and The City.
Classe 1990. Ama alla follia lo sci-fi, il fantasy e tutto ciò che implica il genere soprannaturale. L'incontro con le serie tv avviene in tenera età, quando i suoi la iniziano a Charmed, X-Files e ER. Trascorre l'infanzia tra le crisi adolescenziali dei ragazzi di Capeside e le avventure della Scooby Gang: è a questo periodo che risale la comparsa di alcuni sintomi della telefilia. La sua dipendenza non ha trovato altra cura se non quella di assecondare la sua innata capacità di guardare un episodio dietro l'altro fino a farsi bruciare gli occhi.

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